Abstract
L’articolo espone a grandi linee le basi teoriche dell’Analisi Funzionale, in particolare soffermandosi sui concetti di Reich di energia primaria (orgone), pulsazione ed espansione/contrazione e sulla rielaborazione teorica compiuta da W.Davis con l’utilizzo dei termini instroke ed outstroke. Vengono poi analizzati il ruolo del tessuto connettivo e del tessuto muscolare, funzionalmente interconnessi, nella registrazione delle traumatizzazioni avvenute nel corso dello sviluppo individuale, che hanno dato luogo alla formazione delle diverse corazze caratteriali e viene descritto come il tocco corporeo, e il corrispondente tocco verbale, attraverso un processo di rilassamento (instroke), possano rimettere in moto l’energia bloccata, producendo un cambiamento profondo, che si rifletterà sui diversi piani,
emotivo, cognitivo, relazionale, lavorando al di sotto delle difese. Davis, ponendo attenzione al ruolo del tessuto connettivo, sottolinea che vi siano contrazioni plasmatiche che si formano molto precocemente, andando a costituire particolari armature caratteriali. Il feto nei primissimi mesi non ha altro che il plasma per difendersi da un attacco: la primissima risposta di un organismo allo stress o a una minaccia è dunque una contrazione plasmatica.
Come mostra Davis, negli stili caratteriali precoci, come quello schizoide, lo sviluppo emotivo e fisico si basa su disfunzioni del tessuto connettivo plasmatico. In questi casi, vi è stata una mancanza precoce, in termini di mal nutrimento o di accudimento inadeguato, che è stata registrata a livello di tessuto connettivo. Lo schizoide ha ricevuto un attacco precoce alla propria esistenza o non ha ricevuto sufficiente nutrimento, ed è ciò di cui ha ancora bisogno e ancora vuole, ma il problema è che non è in grado di incorporarlo. Nelle strutture precoci, infatti, l’organismo non riesce a incorporare ciò di cui ha bisogno perché strutturalmente c’è già una contrazione che impedisce a ogni nutrimento di penetrare all’interno. Questa disfunzione bio-emotivo-nutrizionale-esistenziale può essere definita trauma.
Nell’articolo viene chiarata la distinzione tra shock e trauma operata da Will Davis. Lo shock è percepito
come un attacco esterno, mentre il trauma– che equivale a una ferita– è il risultato di quell’attacco, ciò che ne rimane, l’esito cronico di quello shock. Lo shock è acuto, difende l’organismo, riguarda la difesa, il trauma riguarda la costituzione dell’armatura. Per il configurarsi di un trauma è però necessario che si accumuli una certa quantità di stress nel corso del tempo, che ha l’effetto di indebolire l’intero sistema. In un sistema indebolito, un evento anche non grave può venir vissuto in modo drammatico e totalizzante. Nella terapia, ciò che si riscontra a livello corporeo lo si coglie anche al livello emotivo: se il tessuto è
fibroso e disidratato, a livello comportamentale si riscontrerà, per esempio, pochezza e freddezza delle emozioni vissute, pensieri rigidi e schematici. La percezione della contrazione e dei tessuti disidratati fibrotici sarà prevalentemente sulla linea centrale del corpo: la pancia, la schiena. A livello psicologico nello schizoide non c’è uno spazio sufficiente tra la sensazione di sé e la percezione dell’altro, data la precoce contrazione. Qualsiasi stimolo introdotto in una tale struttura può essere percepito come un attacco al Sé, in quanto la difesa è primordiale, si è verificata a livello plasmatico di contrazione generale
dell’organismo. È quindi importante che il terapeuta sia caldo e accogliente, ma che al tempo stesso fissi confini adeguati.
Parole chiave: tessuto connettivo, prenatale, schizoide, trauma, terapia
Nel 1984 W. Davis partendo dalle teorie dell’energia di W. Reich, dal lavoro di Lawrence Jones del “Positional Release”, dalla teoria di Ida Rolf sui tessuti connettivi, dal lavoro sul corpo della Radix di Charles Kelley e dalla terapia della Gestalt di Fritz Perls, inizia a sviluppare un metodo di lavoro chiamato Analisi Funzionale (Davis 2012). L’AF si basa sul tocco corporeo e su un corrispondente tocco verbale, sufficienti per mobilizzare l’energia vitale bloccata e le risorse proprie di ciascun organismo (Davis,1991). Difatti, nella natura come negli esseri viventi, possiamo riscontrare un movimento pulsatorio, proprio dell’energia vitale.Fu W. Reich a postulare l’esistenza di un’energia primaria, un processo creativo in sé stesso, un substrato in cui tutto può esistere e iniziare ad avere vita, dalla materia inerte agli organismi viventi (Reich, 2010) a cui diede il nome di orgone (Reich,2010), in onore degli studi sulla sessualità di Freud da cui era stato fortemente influenzato. Reich considera l’orgone come l’energia da cui tutto si struttura e prende forma, che ha una tendenza a organizzarsi in strutture sempre più complesse, come gli organismi viventi. In questa visione, anche le emozioni, i movimenti, i pensieri, le sensazioni, nonché tutte le nostre attività e funzioni risultano, in ultima analisi, una conseguenza di questo funzionamento primario. Davis pone il focus sul funzionamento primario, dove tutto ha origine e dove l’organismo può giungere gradualmente per ri-trovarsi e ri-generarsi. Tutto ciò che accade nella vita della persona viene letto come conseguenza di ciò che accade a un livello più profondo di funzionamento, e cambiando quest’ultimo, si riscontrano conseguenze su tutti gli altri piani. Per questa ragione tutto il materiale storico e biografico è d’interesse solo per comprendere il contesto della persona e, in base al suo funzionamento, rilevare nel corso della terapia se emergano delle novità. Non si lavora con il materiale biografico, ma andando direttamente a questo livello primario e originario della persona: questo processo è definito da Davis lavorare al di sotto delle difese caratteriali. Per lavorare a questo livello è importante cogliere alcuni concetti basilari dell’orgone.
Davis pone particolare attenzione alla caratteristica della pulsazione dell’energia e la inserisce alla base del suo metodo: la ritroviamo nella qualità del tocco nella tecnica “Points & Positions”, che caratterizza il lavoro corporeo, nella qualità del processo verbale, nel colloquio di ogni singola seduta e nell’intero processo terapeutico. La pulsazione è il movimento dell’organismo dal nucleo alla sua periferia e viceversa, in fasi alternate definite da Reich espansione e contrazione. (i) In condizioni ottimali, l’espansione è caratterizzata dal movimento dal centro alla sua massima periferia e la contrazione è il ritorno completo dalla periferia al centro. Questa piena pulsazione dal centro alla periferia, nel corso della vita della persona, può aver avuto impedimenti ambientali tali per cui l’organismo ha dovuto difendersi per preservarsi. Quanto più la percezione dell’attacco è avvenuta vicino alla fase uterina, tanto più la difesa si è manifestata come contrazione plasmatica; viceversa, quanto più l’organismo è andato avanti nella linea evolutiva, tanto più ha avuto a disposizione capacità di contrarsi muscolarmente.
Quindi nel corso dello sviluppo, le traumatizzazioni possono talvolta essere registrate e trattenute nel tessuto connettivo-plasmatico, quello più antico e primario, mentre, altre volte, quando si verificano in una fase più avanzata, possono essere registrate a livello muscolare. Infatti più l’organismo è maturo, più è riuscito a sviluppare capacità muscolari e cognitive e a realizzare una difesa a livello neuromuscolare e periferico, mentre meno l’organismo è evoluto, più dispone di difese primarie, come avviene negli organismi unicellulari (Reich, 1964). Davis parla in tal senso di due grandi gruppi di armature caratteriali: prevalentemente plasmatiche e prevalentemente muscolari. Nella costruzione e nel mantenimento della struttura caratteriale Davis pone l’accento sul ruolo del tessuto connettivo interessandosi alla sua capacità elastica che gli permette di allungarsi e di ritornare alla sua forma originaria se sottoposto a pressione, calore o elettricità.
Così come lo stress si trasmette da una parte all’altra del corpo in modo sistemico tramite il tessuto connettivo, così toccandolo si può lavorare a livello dell’intero organismo. Ecco perché, nel trattamento corporeo tramite “Points & Positions”, facendo pressione su una data area del corpo si può avere una risposta in un’altra zona (vedi il concetto di anisotropia). (ii)
Nella tecnica il tocco è profondo, ma delicato, indirizzato al tessuto connettivo perché costituisce la matrice originaria dell’organismo, che non solo è presente ovunque, ma ne forma la struttura architettonica. Pertanto, toccando la persona a questo livello, le informazioni si diffondono ovunque. Il tessuto connettivo formando un sistema tenso-integrato (iii) permette, grazie a un tocco che fornisce uno stimolo minimo all’organismo, una distribuzione dell’informazione diffusa e profonda perché va a toccare la difesa primaria, ma anche omogenea per il fatto che con il muscolo costituisce un unico sistema. Il tocco fornisce solo uno stimolo, è l’organismo che lo registra e lo fa proprio, grazie alle proprietà del tessuto connettivo. E siccome questo tessuto è alla base dell’organismo, esso è nel modello teorico di Davis il mezzo attraverso il quale l’organismo si ristruttura in modo armonico, è il modo tramite il quale si può attivare il processo di instroke grazie al quale l’organismo approfondisce sempre di più il contatto con sé stesso: grazie al tessuto connettivo, si può giungere a quelle parti del corpo che non sono state corazzate, accedendo direttamente alla parte nucleare della persona. Grazie al principio di identità funzionale nel metodo tocco e verbale hanno la medesima qualità: neutrale, circoscritto, minimo. Inoltre è fondamentale come nel tocco, la pausa, il silenzio, l’ascolto, l’attenzione non strutturata del terapeuta come la sua centratura e capacità di non superare le difese del paziente, così pure come cogliere il ciclo pulsatorio della persona e come si modifica sia nella seduta che nel processo terapeutico.
Quindi una delle peculiarità dell’AF è che rispetto ad altre terapie corporee, la tecnica usata nel trattamento “P. & P.” si orienta al tessuto connettivo dato che, come detto, secondo Davis, struttura e mantiene il sistema difensivo (Davis 2018 b). Se pensiamo al concetto di armatura caratteriale come definito da Davis (2018b) (iv) possiamo affermare che il tessuto connettivo ha un ruolo fondamentale nella
formazione di tale struttura. L’armatura caratteriale non può essere dovuta a una semplice contrazione muscolare, che è impossibile da mantenere per lungo tempo, ma rappresenta una tensione cronica, che si traduce a livello psichico in un’analoga contrazione, che non trova spiegazione in una tensione localizzata a livello muscolare. Quindi la grande svolta è stata passare dal concentrarsi sul funzionamento del tessuto muscolare al focalizzarsi sul funzionamento del tessuto connettivo (v) cosa che spiegherebbe come possano esservi contrazioni anche nel cervello che è privo di muscoli, nonché contrazioni primarie plasmatiche che si formano molto precocemente e vanno a costituire particolari armature caratteriali (vi) (Davis, 1997-8). Se pensiamo allo sviluppo del feto nei primi mesi del concepimento, vediamo come il plasma sia l’unica difesa disponibile all’organismo che subisce un attacco. Se la minaccia viene percepita come attacco all’esistenza, l’organismo non potrà fare altro che ritirarsi e lo farà contraendosi uniformemente a livello plasmatico perché è l’unica risorsa che ha a disposizione in quel momento. Quindi la primissima risposta di un organismo allo stress, o a una minaccia, non è altro che una contrazione plasmatica, che si verifica in modo centralizzato; col passare del tempo, diminuirà poi la risposta plasmatica e maturerà il funzionamento cognitivo neuromuscolare; la conseguenza è lo sviluppo di diversi stili caratteriali (Davis 1988). Le strutture caratteriali possono pertanto essere intese in termini di risposta plasmatica o neuromuscolare, considerando la linea evolutiva in cui la difesa si costituisce e in quale della fase della pulsazione avviene il blocco. Ai fini dello sviluppo caratteriale, i traumi precoci vengono, dunque, visti sul piano biologico e psicologico, in termini di contrazione plasmatica (Davis 2018 b) questo ci aiuta a capire non solo il malfunzionamento fisico corporeo, ma anche i disturbi emotivi e cognitivi conseguenti allo stress e al trauma.
A differenza di Reich, W. Davis parla di una contrazione plasmatica del tessuto che avviene molto prima che l’organismo abbia la possibilità di creare dei segmenti corporei difensivi (Davis 2018 b). Considerando che la contrazione plasmatica si verifica a un livello primordiale, possiamo situare lo stile caratteriale schizoide al livello prenatale. Allo shock lo schizoide risponde coinvolgendo tutto il corpo ed è per questa ragione che non c’è segmentalizzazione perché la risposta allo stress e al trauma originari è uniformemente distribuita su tutto il corpo. Nella prima parte dell’articolo “Fondamenti biologici dello schizoide”, Will Davis (1997-8) mostra che lo sviluppo emotivo e fisico nello schizoide si basa su disfunzioni del tessuto connettivo plasmatico. Sappiamo che l’energia vitale fluisce attraverso i fluidi corporei (Reich) e quando, a causa di traumatizzazioni, il tessuto connettivo inizia a disidratarsi, il flusso energetico viene ostacolato e ciò comporta una diminuzione di sensazioni, consapevolezza, emozioni, attività mentale e in seguito lo sviluppo di specifiche patologie fisiche. Quindi nello schizoide, vi è un’interdipendenza tra funzionamento psicologico e tessuto plasmatico: parlare delle disfunzioni caratteriali equivale a parlare delle disfunzioni del tessuto connettivo.
Usiamo linguaggi diversi per dire la stessa cosa (Davis 1997-8). Anche nello schizoide, dal punto di vista funzionale, non si può avere l’uno senza l’altro, cioè non si può avere un tipo di tessuto plasmatico che non sia strettamente correlato al disturbo (Davis 1997-8). Anche nel manuale classico di anatomia di Grey, in America, si parla della correlazione tra plasma e carattere schizoide, e si afferma testualmente che una delle caratteristiche fondamentali del plasma è che, in modo spontaneo, attira a sé il materiale necessario per la propria crescita, il proprio sviluppo e mantenimento; di fatto il plasma è in grado, in condizioni normali, di nutrirsi (Davis 2018).
Si legge anche che tutto quello che viene in contatto con il plasma sotto forma di nutrimento viene incorporato. Il plasma, pertanto, prende il nutrimento dall’esterno e lo usa per preservarsi. Considerando gli stili caratteriali precoci, possiamo pensare che vi sia una correlazione con il mal nutrimento. In termini psicologici, parliamo di mancanza, ossia la mancanza biologica di un qualche nutrimento corrisponde psicologicamente a una mancanza di accudimento o di approvvigionamento di nutrimento da parte del caregiver (CFP) (Davis 2018). Questa mancanza potrebbe essere uno scarso contatto oculare della
madre con il bambino oppure un contatto fisico irregolare, povero, discontinuo, o ancora un regime nutrizionale non adeguato. Nel peggiore dei casi una madre che ha subito abusi, violenza, tossicodipendente o gravemente disturbata. Se tale mancanza si verifica in un momento precoce, verrà registrata a livello del tessuto connettivo, e più l’attacco viene percepito precocemente, più la forma di difesa sarà primitiva e non vi sarà altra via che una contrazione plasmatica. L’organismo si difende inizialmente contraendosi e lo fa in modo uniforme in tutto il corpo, e quando ciò accade si ha la formazione del carattere schizoide (Davis 1997-8). La contrazione che si forma intorno al nucleo dell’organismo è un anello di tensione che possiamo immaginare come disposto attorno agli organi: diaframma, ipsoas, la parte bassa dell’intestino, la vescica e l’intestino tenue che è il centro dell’organismo. L’organismo fa di tutto per preservare quella zona centrale, attraverso sintomi di scarica o di trattenimento che hanno sempre la funzione di proteggere quella zona nucleare. Questa modalità di funzionamento, in termini di sviluppo, ha lo scopo di preservare l’abilità psicologica, il progetto evolutivo dell’organismo. Tale progetto è già tutto presente e contenuto nell’organismo e, quando viene minacciato, l’organismo cerca di tutelare la propria sopravvivenza e di mantenere il proprio progetto di Vita (Davis 2015). In qualche modo, sospende la propria crescita per poterla riprendere quando ci saranno condizioni adeguate per farlo. Questo punto è importante perché la persona pur di proteggere il proprio progetto evolutivo sospende le proprie funzioni fino a produrre dei sintomi. All’interno, la vitalità è ancora presente ed è questa vitalità interna che produrrà la guarigione e non tecniche esterne (Davis 2015).
Secondo Will Davis (1988) la difesa protegge, l’armatura previene, e questa è la trappola dentro la quale si trova lo schizoide, cioè “contraggo me stesso per proteggermi, perché non sto ricevendo abbastanza e questo è il mio meccanismo di difesa per rimanere in vita”. Il problema è che questo meccanismo di difesa non consente alla persona di uscire dal proprio guscio e di ottenere ciò di cui ha bisogno. Lo schizoide non ha ricevuto un sufficiente nutrimento, ed è ciò di cui ha ancora bisogno e ancora vuole, ma il problema è che non è in grado di incorporarlo, dato che non è in grado di mettere dentro sostanze estranee. Ciò ci riporta alla definizione di plasma, che, di solito incorpora ciò di cui ha bisogno, ma non sostanze estranee. Nello schizoide questo processo di incorporazione non è possibile perché, alla base di questa struttura, c’è una contrazione plasmatica (Davis 1997-8).
Osserviamo lo stesso meccanismo nel carattere orale, in cui ciò che viene ricevuto non è mai abbastanza; e lo troviamo anche nel narcisista precoce, che incorpora ciò che riceve solo a un livello superficiale. Nelle strutture precoci, l’organismo non riesce a incorporare ciò di cui ha bisogno perché strutturalmente c’è già una contrazione che impedisce a ogni nutrimento di penetrare all’interno. Per questo Davis (1988) suggerisce che l’armatura previene e impedisce l’azione. Allo schizoide risulta difficile attrarre a sé un nutrimento, è un solitario, vive isolato, coltivando una bizzarra indipendenza. Le caratteristiche dello schizoide sono l’estrema intellettualizzazione, l’isolamento, il sentirsi speciale, il senso di superiorità, il misticismo, la sensazione di essere un martire, e tutto questo diviene il suo nutrimento (Davis 1997-8). Resta a un livello di sopravvivenza minimo proprio perché il suo tema profondo è l’angoscia esistenziale.
In questo disturbo precoce, sono fondamentali il tessuto plasmatico e il plasma in generale. Lo schizoide mostra una contrazione plasmatica profonda che gli impedisce di attrarre a sé nutrimento (Davis 1997-8) e di offrirne. La sensazione che abbiamo nel vedere un corpo schizoide è che manchi qualcosa, che è diversa da ciò che notiamo in un corpo semplicemente esile. Per il principio di identità funzionale, ciò che riscontriamo a livello corporeo lo ritroviamo anche a livello emotivo, cognitivo e comportamentale: la fibrosità del tessuto è la stessa caratteristica che ritroviamo a livello comportamentale, per esempio nella pochezza e freddezza delle emozioni vissute, nei pensieri rigidi e schematici. Lo schizoide non ha ricevuto nutrimento e quindi non è in grado di darlo, non riesce a ottenere nulla per sé, vive in un mondo freddo. Non riesce ad avere uno spazio per sé, in cui possa ricevere calore. L’obiettivo è aiutarlo a creare questo spazio, un luogo caldo e sicuro. Quando tocchiamo uno schizoide, il suo organismo lo può percepire come un’invasione o un attacco, e tutto questo viene vissuto anche a livello emotivo. A livello funzionale il fatto che lo schizoide abbia sempre freddo e\o non voglia essere toccato, pur desiderandolo, ha a che fare con un vissuto plasmatico, nello specifico, con una contrazione a livello plasmatico. Queste persone non riescono ad aumentare di peso indipendentemente da quanto mangino e, analogamente, per quanto possano essere viste e riconosciute, non si sentono sufficientemente nutrite, si sentono continuamente fraintese e ciò che percepiscono è di non essere capite.
Da un punto di vista psicologico, questa disfunzione bio-emotivo-nutrizionale-esistenziale può essere definita trauma (Davis 2018). Occorre distinguere tra i concetti di shock e di trauma, che non sono la stessa cosa, cioè non tutti gli shock sono traumatizzanti. Shock deriva dalla parola francese “sciocche’”, che è un termine militare, che significa “sferrare un attacco improvviso e violento”, mentre trauma è di
derivazione greca ed è riconducibile alla parola “ferita” (Davis 2017). Il termine trauma, originariamente, significava “essere danneggiato da un evento esterno” e anche “shock” era riferito a un evento esterno. Una differenza tra i due fenomeni è che lo shock è recepito come un attacco esterno, qualcosa che è accaduto a me, mentre la ferita, cioè il trauma, è il risultato di quell’attacco, ciò che ne rimane (Davis 2017). Lo shock difende l’organismo, riguarda la difesa, il trauma riguarda la costituzione dell’armatura. Il trauma, secondo Will Davis, è uno shock che non è stato scaricato, è acuto, mentre il trauma è il risultato cronico di quello shock. Lo shock è un colpo violento e improvviso che produce oscillazioni interne che turbano la stabilità e la sussistenza dell’organismo. La persona ha la sensazione di perdere la propria stabilità, quindi si contrae per cercare di ripristinarla.
Nell’Analisi Funzionale si afferma che la contrazione è come una paralisi. La contrazione è una modalità di difesa, un modo per proteggersi, mentre in un funzionamento sano, avvenuta la contrazione che funge da difesa e cessato il pericolo, l’organismo rilascia la tensione. In questo modo si avrà uno shock che non è traumatizzante, mentre nello schizoide quello che inizialmente era una protezione da situazioni fortemente traumatiche diventa cronico e impedisce all’organismo di funzionare in modo adeguato (Davis 2018).
Quindi, per riassumere, se c’è un evento scioccante esterno e l’organismo è in una condizione sana, esso sarà in grado di rilasciare la tensione connessa a questa esperienza; se, invece, la tensione non viene rilasciata, diventerà cronica e avremo la qualità della ferita-trauma. Ecco perché nei disturbi precoci si parla di ipersensibilità alla ferita-trauma. Da qui la necessita di lavorare con grande cautela con le persone che hanno subito traumi precoci. Quello che è interessante notare a proposito della differenza tra shock e trauma è che, benché siano entrambi causati da un evento esterno, nel trauma, sul piano psicologico, vi è un processo di internalizzazione (Davis 2018). Quando si parla con un paziente può capitare che racconti un evento traumatico che gli è capitato che sembrerebbe spiegare tutti i suoi problemi. Secondo Will Davis (2018), però, raramente è un singolo trauma, un singolo evento a causare tutti i problemi, è necessario che si accumuli una certa qualità di stress nel corso del tempo, che indebolisce l’intero sistema. La differenza fondamentale che sottolinea Will Davis (2018), è che sono le persone che determinano la differenza, tra un evento che può essere percepito come spiacevole o diventare traumatizzante, dipende, in larga misura, dal grado di vulnerabilità dello stesso sistema. Può accadere, cioè, che ci sia uno shock in un sistema che era già indebolito e vulnerabile, cosicché un evento che non sarebbe così determinante e importante viene vissuto in un modo traumatizzante. Un esempio è il verificarsi alla nascita di complicazioni tra madre e figlio, come una separazione, che scatena un possibile shock che, se si va a inserire in una struttura già contratta, innesca una traumatizzazione.
Come abbiamo osservato, nella visione di Will Davis (2018), il trauma è uno shock non scaricato, cronico, la ferita-trauma è una contrazione, una risposta contrattiva del tessuto plasmatico. Il trauma nello schizoide è totalizzante, vive la propria vita in modo minimo, parallizzante, che lo costringe in un’ immobilità innaturale. Si tiene insieme per paura di andare in pezzi. Molto spesso i pazienti schizoidi si descrivono in termini frammentari, focalizzandosi su ogni parte del proprio corpo, ma senza percepirsi come un’unità. Pensando al lavoro terapeutico, sciolto il trauma, come dice Davis, inizia la vera terapia che
diviene un’evoluzione della persona che era rimasta intrappolata nella struttura caratteriale. Se ci si concentra troppo sulla narrazione del trauma, non si riesce a vedere ciò che è trasformativo della persona stessa e che riguarda un livello di profondità che ha a che fare con lei e non semplicemente con i fatti accaduti, fondamentale infatti per Davis è il rapporto che si ha con sè stessi, divenendo la relazione primaria e il lavoro terapeutico, nell’AF, si fonda sull’andare al di sotto di qualsivoglia narrazione. Unico scopo della terapia diviene l’attivazione del processo di instroke dove l’organismo si autorigenera ristrutturandosi a un livello profondo. Più profondamente, quando si dissolve il trauma, grazie a un buon lavoro funzionale basato sul processo di instroke, anche il tessuto connettivo cambia (vii).
Considerando che nello schizoide la risposta al trauma è una contrazione plasmatica originaria che produce una disidratazione a livello plasmatico, quando si tocca il paziente si dovrebbe percepire un tessuto connettivo estremamente disidratato, privo di acqua. (viii)
Maggiore è la fibrotizzazione, maggiore sarà la disidratazione e di conseguenza la precocità della contrazione originaria. Possiamo dire che, a livello del tessuto connettivo e di ciò che si tocca, si possono avere indicazioni di dove si trova la persona con sé stessa. La quantità di acqua, che si può percepire a livello di tocco, indica il livello della contrazione: se la sensazione è quella di fibre estremamente contratte, l’una vicino all’altra, tanto da formare una placca che al tocco dà la sensazione di qualcosa di inanimato e di freddo, possiamo ipotizzare una forma difensiva molto profonda della persona.
Un altro indice che possiamo rilevare tramite il tocco è la percezione della distribuzione dei tessuti nel corpo. Se il corpo presenta in modo generalizzato una prevalenza di tessuto fibrotizzato, possiamo ipotizzare uno stile caratteriale precoce, più vicino allo schizoide. La percezione della contrazione e dei tessuti disidratati fibrotici sarà prevalentemente sulla linea centrale del corpo: la pancia, la schiena; in generale, il corpo apparirà senza vita, nei casi più estremi, gli arti (gambe e braccia) al tocco saranno freddi perché privati della propria energia vitale.
Lo schizoide desidera il contatto con le persone e al contempo lo teme, di fatto vorrebbe essere toccato perché è ciò che gli manca a livello profondo, gli manca un contatto profondo con sé stesso, impedito dalla contrazione che è a livello centrale. Dato che ogni organismo è portato naturalmente ad avere un movimento sia verso sé stesso che verso il mondo, lo schizoide rinunciando e temendo un contatto esterno, si è ritirato in sé, ma al tempo stesso desidera e anela un contatto. L’esperienza schizoide implica fondamentalmente un fallimento: la fase iniziale del processo di espansione verso l’altro ha portato a un rifiuto esistenziale. Il processo di attaccamento non è avvenuto e permane una sorta di aderenza a sé stessi, il movimento vitale è minimo, in quanto la contrazione è originaria, non c’è uno spazio sufficiente tra la sensazione che lo schizoide ha di sé e la percezione dell’altro, essendosi prematuramente contratto. Qualsiasi stimolo introdotto in una struttura schizoide può essere percepito come un attacco al Sé, in quanto la difesa è primordiale, avviene a livello plasmatico di contrazione generale dell’organismo. Lo schizoide, ha una percezione di sé così rigida e fissa, che, a livello cognitivo, la può scambiare come forza, una forza che sente a livello principalmente mentale, per cui farà di tutto per proteggersi da qualsiasi movimento esterno. Considerando che il tema fondamentale dello schizoide è la sopravvivenza e che avverte molto intensamente il terrore e la rabbia relativi alla minaccia alla propria esistenza, è importante che il terapeuta sia caldo e accogliente, ma che al tempo stesso fissi confini appropriati e tutto ciò deve riflettersi sia nella qualità del suo tocco (tecnica Points & Positions) sia in quella degli interventi verbali.
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Per approfondire: www.functionalanalysis.org
(i) Davis riprende i termini outstroke-instroke dal suo maestro C. Kelley (1974). Ogni organismo e ogni sistema pulsa in un moto continuo che è caratterizzato da instroke e outstroke che definiscono la direzione del movimento (Davis, 1991).
(ii) L’anisotropia spiega il motivo per cui si può lavorare sulla testa di un paziente e ottenere un risultato diverso rispetto a quando si tocca un’altra persona nella stessa zona; quindi si può dire che il sistema cambia a seconda dell’organizzazione dell’organismo. Analogamente, si potrà lavorare su una zona della testa del paziente in una seduta e di nuovo sulla stessa zona nella successiva e avere una risposta-esperienza differente.
(iii) Tensegrità è un termine coniato da Richard Buckminster Fuller e indica una caratteristica attribuita agli oggetti i cui componenti usano trazione e compressione in modo combinato così da fornire tensione-resistenza, integrità-stabilità. Prendendo l’esempio dell’elastico, questo si può allungare fino a quando la tensione inizia a essere eccessiva ed esso improvvisamente si spezza. Il risultato non è la separazione lenta delle fibre, come avviene per i muscoli, bensì una rottura totale e completa, come accade quando si infrange un vetro con un colpo solo. La rottura si diffonde in tutto il sistema, come avviene nello schizoide che, quando le difese non reggono più, ha di colpo la sensazione di andare in pezzi (Davis, 1997-8). Dato che il tessuto connettivo presenta una vascolarizzazione molto minore rispetto ai muscoli, esso è meno sensibile e può quindi reggere lo stress senza che l’organismo ne soffra e se ne accorga (infatti si può essere rigidi senza esserne consapevoli); la sua minore vascolarizzazione e il metabolismo più lento comportano, inoltre, tempi più lunghi affinché si metta in moto un processo di guarigione.
(iv) Davis concepisce l’armatura in termini di zone del corpo sottoposte a stress cronico, che si ispessiscono per resistere a livello emotivo, psichico e fisico.
(v) Se persiste una situazione di stress, il corpo reagisce a livello del tessuto connettivo sviluppando più
fibre per sostenere i muscoli, ispessendosi. Lo stesso effetto lo si avrà a livello dell’osso che all’estremità diventerà più spesso per creare una maggiore superficie per l’attaccatura del muscolo rendendolo più forte così che possa aumentare la sua resistenza allo stress.
(vi) Se persiste una situazione di stress, il corpo reagisce a livello del tessuto connettivo sviluppando più fibre per sostenere i muscoli, ispessendosi. Lo stesso effetto lo si avrà a livello dell’osso che all’estremità diventerà più spesso per creare una maggiore superficie per l’attaccatura del muscolo rendendolo più forte così che possa aumentare la sua resistenza allo stress.
(vii) Come lo stress si trasmette da una parte all’altra del corpo in modo sistemico tramite il tessuto connettivo, così toccando il tessuto si può lavorare a livello dell’intero organismo.
(viii) La quantità di acqua e di idratazione che si percepisce a livello del tessuto ci indica il livello e l’intensità della contrazione avvenuta originariamente.